"Gli Antichi Mestieri"
I lavori in miniera
Lo sfruttamento delle risorse minerarie ha rappresentato nel ‘900 l’attività economica più rilevante per la Val Germanasca. Tra i vari minerali estratti, il talco ha sicuramente avuto un’importanza preminente su grafite e marmo. La miniera contribuì a ridurre l’emigrazione, ma portò anche malattie professionali, come la silicosi, e infortuni, spesso mortali. La miniera era costituita da più gallerie che si incrociavano: ad ogni diramazione corrispondeva un numero, non riportato nel sottosuolo, ma conosciuto per esperienza dai minatori. All’inizio di ogni turno il capo-turno assegnava gli incarichi, indicando il numero di galleria spettante alle varie unità di lavoro; queste erano composte da due minatori, uno di prima categoria, che assumeva il comando, e uno di seconda, che collaborava con lui. Il lavoro si svolgeva in due turni di 10 ore ad inizio secolo, ridotte a 8 negli anni venti.
Grazie ai modellini si ripercorrono alcune delle fasi del lavoro in miniera e si possono immaginare gli spazi della vita quotidiana dei minatori: le baracche, le gallerie, i passaggi attraverso la montagna. Grazie a dei plastici suggestivi si possono inoltre rivedere la “Funicolare del Conte Brayda”, opera grandiosa per quegli anni, costruita nel 1893 per abbreviare i tempi di trasporto a valle del talco prodotto nelle miniere di Sapatlé e dei Malzas e il villaggio di Poumarat. Questo, situato a 1.191 metri di altitudine, è la più alta borgata del versante a solatìo del vallone di Faetto, sulla sinistra del torrente Cialancia. Secondo una tradizione orale, fu fondato da un Ferrero sfuggito alle persecuzioni contro i valdesi nella bassa Val Chisone.